lunedì, settembre 04, 2006

Black Hole Pub

Erano in tre. Si affrettavano, sotto una pioggia battente, in direzione di un riparo qualunque. Tale riparo si presentò loro sotto le sembianze di un sordido pub, la cui insegna, se un tempo era stata pulita, faceva di tutto per non darlo a vedere.
Un veloce giro di sguardi, dai quali emergeva esplicito il pensiero comune, ovvero "facciamoci coraggio, non può essere male come fuori", ed entrarono.
Avevano perfettamente ragione, dentro era molto peggio. La luce, un'orripilante tubo al neon rosso, tanto vecchio da essere intermittente, era appesa malamente in un angolo del soffitto, ed illuminava scarsamente solo l'angolo direttamente al di sotto. Al centro del soffitto c'era una ventola, verde, che nonostante l'esasperante lentezza con cui girava (che per inciso la rendeva perfettamente inutile, in quanto l'aria ignorava ostentatamente quella ridicola rotazione) produceva un cigolio tale da innervosire persino gli insetti. Naturalmente, questo non significa che non ce ne fossero. Il locale era letteralmente gremito di mosche, zanzare, falene, scarafaggi, tutti annidati nel cono di luce del neon rosso.
-Infernale-, mormorò uno dei tre. Gli altri due lo zittirono, senza farsi troppo notare. Nel locale, oltre a loro, c'erano altri due uomini, immersi in una nuvola di fumo della consistenza del pongo, seduti a un tavolo vicino alla luce. Comunque, sembravano del tutto incuranti tanto degli sciami di insetti che ronzavano loro intorno, quanto dei tre uomini appena entrati.
Si avvicinarono al banco, di legno tarlato, e sedettero sui seggiolini scricchiolanti. Il barman, uno strano tipo allampanato e magrissimo, con la barba di tre giorni e due sigarette in bocca, era intento a pulire un bicchiere con uno straccio più sporco del pavimento. Non li degnò di uno sguardo.
-Chiedo scusa...-, incominciò uno dei tre uomini. Il barista li ignorava ostentatamente.
-Chiedo scusa!
Finalmente, il barista si degnò di girare il volto di una decina di gradi.
-Figuriamoci, questo è il massimo che puoi sperare di ottenere. Dai, ordina-, sussurrò il più imbronciato dei tre a quello che aveva parlato prima.
-Shht, vedi di tacere-, gli rispose il terzo -mi conosci, sono talmente fortunato che come minimo quei due sono ricercati in tutti i paesi che iniziano per F.
-Cosa volete?-, sbottò il barman. La sua voce era catarrosa, stridente, spiacevole oltre ogni dire. I tre diedero vita ad un'altro giro di sguardi, chi preoccupato, chi innervosito, chi relativamente calmo. Non si dissero nulla, finchè il più calmo dei tre ordinò tre birre medie. Il barista annullò quei dieci gradi di attenzione e tornò a pulire il bicchiere, come se non avesse sentito nulla.
-Tre birre?- La voce dell'uomo nervoso faticava a restar bassa. -Che ti è saltato in testa di prendere tre birre? Nessuno di noi ne beve!
-Era la cosa più logica. Cosa preferivi ordinare? Un chinotto? In un posto come questo?
Mentre i tre parlottavano fra loro, sempre con il quantitativo minimo di decibel indispensabile per sentirsi l'un l'altro, il barista, senza che nessuno di loro se ne fosse accorto, aveva riempito tre boccali tanto sporchi da essere a malapena trasparenti, in qualche piccolo, raro punto, con della birra torbida dallo spiacevole odore di mela marcia. Di nuovo, i tre si guardarono, e stavolta avevano tutti più o meno la stessa espressione ansiosa, disgustata e malinconica. Aspettarono che il barista si fosse girato, e tornato al suo daffare.
-Non vorrete davvero bere questo schifo? Mi ammalerò di certo, sfigato come sono. C'è da rischiare una lavanda gastrica.-, disse uno dei tre.
-Per favore, cerchiamo di non fare troppe storie. Torbido è bene, giusto?
-Torbido forse si! Marciscente certo no! Oltretutto, chissà poi quanto ce la faranno pagare, questa dannata birra!
Il barista, a quel punto, girò il capo verso di loro. -10 euro. -Poi, con aria truce, aggiunse: -Ciascuna.
Questo lasciò di sasso i tre avventori. Uno di loro, il più morigerato, si limitò ad inarcare un sopraciglio, mentre quello più focoso scattò in piedi, rosso in viso.
-Ehi, mi stai dicendo che per questo schifo vuoi farci pagare 30 euro? Spero tu stia scherzando!
Gli altri due sospesero la propria respirazione per un paio di minuti buoni, aspettandosi di essere pugnalati alle spalle, o abbattuti da un fucile a canna mozza, o entrambe le cose. Ma non successe niente del genere. Il barista, per la prima volta, si girò del tutto verso di loro, con una pericolosa e furba espressione in viso.
-Hai ragione-, raschiò. -Ve le faccio per 25.
Stava per ribattere, quando i suoi compagni strattonarono l'impavido uomo per il cappotto, costringendolo a sedersi. -25 andranno benissimo, grazie. Eccone trenta.
Il barman afferrò con la sua sudicia mano scheletrica le tre banconote da dieci euro e se le infilò in un tascone del grembiule che indossava, sporco di ogni genere di sostanza rintracciabile in una bettola come quella-e anche di un paio di origine più incerta. Poi frugò in un'altra tasca, più piccola, ed estrasse cinque monete da un euro. Stava per ridarle, quando si fermò.
-Facciamo per 27. Lo faccio per non crearvi casini con il resto.
Così dicendo, lanciò sul banco tre monete, intascandosi le altre due, e con un ghigno perverso afferrò un altro boccale, ci sputò dentro e si mise a strofinarlo usando il grembiule.
-Andiamocene-, disse uno dei tre, teso.
-Assolutamente no. L'ho pagata, questa birra. Per principio la voglio bere tutta.
L'uomo alzò il boccale, tenendo gli occhi gelidamente fissi sul barista, che ancora sghignazzava, e lo portò alla bocca.
Bevve un sorso, e per poco non vomitò. La birra, oltre che calda e densa, aveva distintamente il gusto di una mela marcia, con tanto di muffa come retrogusto.
-Andiamo via!-, sbottò, e spintonò il boccale che si rovesciò sul bancone.
Mentre i tre uomini uscivano, ben lieti di ritrovarsi sotto alla piacevole, pulita, sana ed onesta pioggia fredda e battente, riuscirono a sentire distintamente le grasse risate del barista e di altre due persone.
-Che razza di fregatura. Che razza di fregatura.
-E' la vita, che ci vuoi fare. Io poi, che come sai bene sono particolarmente fortunato, queste cose le sperimento fin troppo spesso.
-Ma cosa vuoi che me ne importi di te! Io invece detesto quando vengo preso in mezzo in cose del genere! Trenta euro per tre pinte di veleno puro!
-No, sono ventisette.
-Bè, capirai. Ci aggiungi quei due euro che quel bastardo non ci ha voluto ridare e...
Le parole gli morirono in bocca. Trenta euro con tre di resto, significava tre birre per nove euro l'una. Ma sommando i due euro che il barman si era intascato con i ventisette del totale pagato...
-Manca un euro!-, urlò uno dei tre Giby. Per l'ultima volta, rimasero a fissarsi l'un l'altro, sotto la pioggia battente, senza sapere cosa dire.

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